Irgoli

La tradizione musicale irgolese, ricca e multiforme, abbraccia i più diversi rami della grande famiglia di musica tradizionale sarda: dalla polivocalità sacra passando per quella profana, nel paese è eseguita e diffusa anche la musica strumentale tradizionale. A Irgoli operano due confraternite, Sas Animas e Santa Rughe, cui sono affidati gli oneri della salvaguardia e della proposta del repertorio musicale del paese.
Prima del concilio Vaticano II (1962 – 1965) l’esecuzione del repertorio musicale tradizionale era nelle mani del coro de Sos Cantores, cui era affidato l’accompagnamento dei riti religiosi del calendario liturgico. In seguito al concilio, la pratica del canto polivocale tradizionale religioso è andata dismessa – anche a causa della mancanza di un vero e proprio ricambio generazionale – ma la sua esistenza è rimasta impressa nella memoria collettiva dei paesani.
Nei primi anni Novanta la volontà di recupero e ricostruzione del repertorio polivocale irgolese ha tratto beneficio dagli insegnamenti di ziu Michelli Musio, cantore e organista a suo tempo del coro confraternale. I giovani del paese e l’anziano cantore hanno ricostruito passo dopo passo l’intero repertorio irgolese, riappropriandosene e facendone tesoro per i loro coevi e per le generazioni future.
La musica di tradizione orale sarda polivocale a quattro voci – Boghe, Mesa Boghe, Contra e Bassu – è divisibile in due categorie principali:
– musica sacra
– musica profana.
Appartengono al repertorio religioso i canti proposti per la prima parte del concerto. Il Kirie e il Ti adoro fanno parte dei canti eseguiti per l’ordinario della messa. I restanti, invece, sono estratti dalle celebrazioni pasquali: il Miserere de Sas Rughes e i Gotzos de Nostra Segnora de Sos Dolores (con testo in sardo) si intonano durante le celebrazioni del Venerdì Santo; Il Regina coeli e il Magnificat invece accompagnano la processione de Su Incontru nella domenica di Pasqua.
La seconda parte del concerto è dedicata al repertorio polivocale profano,in lingua sarda e comunemente definito canto a tenore, elemento d’orgoglio della cultura isolana e ormai celebre a livello internazionale. Voche e notte a s’antica, Voche Lestra e Voche e ballu non sono esattamente i titoli dei brani proposti, piuttosto indicano lo stile di canto con cui sono eseguiti. Ad esempio Voche e ballu è un canto costruito e adatto allo stile del ballo.
muttos erano in origine canti estemporanei – su poesia improvvisata, eseguiti dai cantadores sui palchi in piazza nelle feste paesane – con testi su svariati argomenti, come liriche amorose, scherzi o narrazioni. I testi improvvisati, grazie alle performance più riuscite e apprezzate, si sono trasformati nel tempo in veri e propri testi tradizionali e sono utilizzati in molti paesi per il canto polivocale, tanto che sono spesso denominati muttos a tenore.
La terza parte del concerto è dedicata alla musica strumentale, come nel caso del ballu brincu eseguito dall’organetto, e ai canti con accompagnamento di strumenti come il canto in re, molto diffuso in Sardegna nel ramo del cosiddetto canto a chitarra. Il canto a chitarra – presente specialmente in Gallura e Logudoro – è una forma musicale con testo in lingua sarda, intonato da una singola persona e accompagnato dalla chiterra sarda; lo strumento differisce dalla più nota versione classica per via della struttura del corpo, notevolmente più grande, e per l’accordatura, detta infatti a Sa Sarda e caratterizzata da un’intonazione più grave e da differenti intervalli tra una corda e l’altra rispetto allo strumento classico.